per il settore Enologico
Alimentare - Industriale
E220 - Anidride solforosa in bombola 5 kg
E220 - Anidride solforosa in Enologia
Questa sostanza, classificata come E220 è indispensabile e insostituibile in alcune lavorazioni nel settore alimentare, nel vino in particolare è anche naturalmente prodotta dai microrganismi responsabili della fermentazione, i lieviti.
Antisettico, antiossidante, antiossidasico, sono solo alcune delle caratteristiche dell’anidride solforosa utilizzata nel settore enologico, sia nelle normali vinificazioni che nella preparazione dei mosti muti e nella produzione di altri derivati.
L’anidride solforosa, nonostante le restrizioni normative è estremamente attuale in virtù delle limitazioni imposte sulla produzione e commercializzazione di vino biologico sia in Europa che negli Stati Uniti dove la regolamentazione NOP non consente l’uso né di potassio metabisolfito, né di Bisolfito di ammonio.
E220 - Anidride solforosa in Apicultura
La tarma, prima di sfarfallare, passa attraverso tre stadi di sviluppo: uovo, larva e pupa.
L’adulto depone le uova là dove trovi abbondanza del giusto nutrimento per le larve, e cioè resti di polline, esuvie delle larve, escrementi. Stiamo parlando di favi immagazzinati, non dell’alveare dove c’è la possibilità di cibarsi anche delle larve stesse di ape. Questa è la ragione per cui raramente vengono attaccati favi che non hanno mai contenuto covata. E questo è uno dei vantaggi della griglia escludiregina. In alternativa, si può praticare una gestione separata dei telaini da melario: quelli in cui c’è stata covata, quelli in cui non c’è stata.
Per contrastare la tarma, si può usare l’anidride solforosa, ma occorre ricordare che essa uccide le larve e gli adulti, ma non le uova.
Altri prodotti usati in passato come paradiclorobenzolo o naftalina, non sono più in commercio perché potenzialmente tossici. Anche il B401 (Bacillus thuringiensis) è stato ritirato dal commercio.
A questo punto è utile sapere che il ciclo completo di sviluppo della tarma si può compiere in periodo che va da un minimo di sei settimane a un massimo di sei mesi in dipendenza dalla temperatura e dalla disponibilità di cibo, e che le tarme possono sopravvivere all’inverno sia come uovo, che come larva, che come pupa (imbozzolate, cioè).